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Venerdì 1 luglio alle ore 21 presso lo spazio #CasaTralaltro al Padova Pride Village “Marika Puicher: passione civile e empatia
Presentiamo le fotografie di Marika Puicher vincitrice del Pride Photo Award: Ella (She) che racconta la vita di Ella una bambina transessuale, e il secondo premio del medesimo concorso con ”Solo” la storia di Imane, una ragazza lesbica in Marocco. 

Presenta la serata Etta Andreella

Marika Puicher, è nata nel 1979 e cresciuta sulle Dolomiti bellunesi. Dopo la laureata come educatrice professionale, frequenta il master in Reportage e Comunicazione Visiva presso l’Accademia Jhon Kaverdasch di Milano. Vive a Bologna e si occupa di reportage sociali e di progetti di sensibilizzazione, a livello nazionale ed internazionale. Nel 2015 il suo percorso professionale la porta a trattare le tematiche LGBTI  e vince il Pride Photo Award 2015, il contest internazionale per progetti fotografici che affrontano il tema della diversita’ sessuale e di genere, portando a casa ben due riconoscimenti: la foto vincitrice, tratta dalla serie “Ella(she)” e il secondo premio nella categoria “Storie di amore e orgoglio” con il reportage “Solo”. Attualmente vive a Bologna e collabora con l’agenzia Parallelozero.

Secondo me il filo conduttore principale che lega tutte queste storie non è tanto quello dell’omosessualità quanto quello del diritto. Questo è il punto che mi interessa approfondire principalmente. Queste storie parlano tutte in qualche modo del diritto di essere ciò che si sente o si desidera essere, ciò che si è, al di là di quello che questa società dice che sia giusto o sbagliato, e in ultima analisi del diritto di amare.

Marika Puicher

“Elmarika puicher ellala (Lei)” | Fuenlabrada/Madrid (Spagna) | agosto 2014 – aprile 2015


Elian Angel Ruiz ha 12 anni ed è un bambino transessuale.
Da quando aveva due anni i suoi genitori si sono accorti che loro figlio si sentiva una bambina e che il suo sesso biologico non coincideva con la sua identità di genere. Fin da piccolissimo, Eli prediligeva esclusivamente i giochi e i vestiti femminili, che rubava di nascosto alle cuginette. A tre anni sua cugina le regalò la sua prima bambola, la “guapa roja”, e un vestito da principessa, che Eli si catapultava a indossare appena varcava l’uscio di casa.

I suoi genitori in un primo momento hanno vissuto con enorme preoccupazioni questi atteggiamenti, colpevolizzati dalla psicologa a cui si erano rivolti e da alcuni conoscenti che li accusavano di non sapere educare loro figlio. Con il passare del tempo però, osservandolo e parlando con lui, hanno capito che la cosa più importante era che il loro bambino fosse felice e che avesse la libertà di essere ciò che desiderava.

All’età di nove anni Fernando è diventato ufficialmente Eli – il nome maschile è stato sostituito da quello femminile sui suoi documenti – e a 11 anni le è stato somministrato il primo sopressore di testosterone: un farmaco, dagli effetti reversibili, che inibisce la produzione di questo ormone.

Diversi studi recenti, condotti in Europa e negli Stati Uniti, dimostrano che il tasso di suicidi tra gli adolescenti e gli adulti transessuali è di gran lunga superiore rispetto a quello riscontrato nel resto della popolazione. Una delle cause principali va ricondotta a una vita trascorsa subendo continue repressioni da parte dei familiari e di una società che tende ancora a emarginarli e discriminarli.

A Madrid attualmente esistono due associazioni, “Chrysallis” e “Daniela”, costituite da genitori di bambini transessuali, che combattono quotidianamente per i diritti di questi minori, affinchè possano crescere il più serenamente possibile.

Solo - To be lesbian in Casablanca Marika Puicher“Solo” | Casablanca/Marocco | 2014

Il giorno in cui incontrai Imane mi trovavo presso i vecchi Abattoir di Casablanca, dove mi ero spostata qualche giorno per fotografare il Boulevard Festival, un importante festival musicale marocchino. Imane colpì immediatamente la mia attenzione perché stava baciando e camminava mano nella mano con un’altra ragazza, un atteggiamento a dir poco inusuale in Marocco. Così mi avvicinai e le chiesi se le avrebbe fatto piacere raccontare la sua storia e con mio grande stupore lei mi disse subito di sì.

Marika Puicher

Imane, ha 21 anni, vive a Casablanca ed è lesbica, “una lesbica fiera di esserlo” come dice lei. Imane infatti non ha mai nascosto la sua omosessualità, tanto che negli anni anche i familiari hanno imparato ad accettarla, cosa rara in Marocco dove la maggior parte delle coetanee lesbiche sono costrette a celare il proprio orientamento sessuale per paura di giudizi o ritorsioni.

Imane vive in un quartiere periferico di Casablanca con la madre adottiva e la figlia diciannovenne di questa, che per Imane è come una sorella. La madre biologica l’ha abbandonata quando aveva quattro anni, mentre il padre è un alcolizzato con cui ha sempre avuto pochi rapporti.

Imane è fiera e coraggiosa come la sua amica del cuore Khadija che, come lei, ha scelto di vivere liberamente la sua sessualità. La loro è una lotta quotidiana contro una società che tende a ghettizzarle. Camminano sempre a testa alta lungo le strade di Casablanca, ignorando gli sguardi e i commenti dei passanti e rispondono a tono a chi le tratta con arroganza o maleducazione.

Le lesbiche non sono rispettate in Marocco, sono considerate delle “deviate”, delle donne da evitare. Il giudizio sociale è ancora più duro nei confronti delle ragazze dai tratti più androgeni, come Imane, che si discostano totalmente dallo stereotipo della “brava donna marocchina”.

Per questo molte sognano di emigrare all’estero per vivere in una società in cui possono amare liberamente. Imane sogna l’Italia. Sulla mano sinistra si è tatuata quattro lettere: “solo”; l’unica parola italiana che conosce.

Come nella maggior parte dei Paesi a forte tradizione musulmana, l’omosessualità è illegale e duramente condannata in Marocco. La legislazione del codice penale del 1962, tuttora in vigore, prevede che “atti libidinosi o innaturali con individui dello stesso sesso” vengano puniti con una pena che può andare da sei mesi a tre anni di carcere. Anche se tale legge è poco applicata, i gay e le lesbiche in questo Paese sono quotidianamente oggetto di una fortissima disapprovazione sociale.

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