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17 Maggio 2015, venticinquesima giornata mondiale contro l’omotransfobia. Venticinque anni fa l’omosessualità veniva rimossa dall’elenco delle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Vorrei dedicare una riflessione in questa giornata a una realtà che da sempre mi appartiene, che sento molto vicina. Il calcio italiano non è mai stato un posto “per gay”. I calciatori omosessuali in Italia pare non esistano e negli ultimi due decenni si sono susseguite dichiarazioni assurde e si sono verificati episodi orribili. Ricordiamo ad esempio il noto caso di Gianluca Vialli che querelò un giornalista reo di averlo “accusato” di omosessualità. Vinse poi la causa con una sentenza “meravigliosa” avente al suo interno la seguente dicitura: “La figura dell’ atleta professionista, forse ancor prima di quella dell’ uomo, ne resta gravemente compromessa, non essendo assolutamente possibile rendere conciliabile nell’ immaginario collettivo, la figura dell’ atleta e quella dell’omosessuale“. Lo stesso Gianluca Vialli che in questi giorni ha condotto su Sky Sport un’inchiesta sull’argomento tabù dei calciatori omosessuali. Quindi diciamo che a Sky non mancano certamente l’ironia e il sarcasmo. Annoveriamo poi le famose dichiarazioni di Luciano Moggi il quale asseriva che se un calciatore fosse stato dichiaratamente omosessuale lui certamente non l’avrebbe mai acquistato. Marcello Lippi addirittura arrivò a sostenere che i gay nel calcio non ci fossero e non fossero mai esistiti. Per non parlare di Antonio Cassano e del suo “Sono froci? Se la vedessero loro”.Giorgio_Chiellini_Allacciamoli
L’anno scorso però la celeberrima agenzia di scommesse Paddy Power, assieme alla Fondazione Cannavò ed alle associazioni Arcigay e ArciLesbica, hanno ideato e promosso una campagna denominata “Un Calcio all’Omofobia!” contrastante l’omotransfobia in questo delicato e assai spinoso mondo del calcio italiano. In questi giorni la campagna sta lievemente riaffiorando. Si trattava banalmente (nella forma, non certo nel significato) di indossare in campo un paio di lacci rainbow. Tra i calciatori che hanno prontamente e sentitamente aderito ricordiamo Andrea Pirlo, Giorgio Chiellini, Claudio Marchisio, Guarin e Davide Moscardelli. L’anno scorso in Serie B diverse società, una su tutte la Juve Stabia, condivisero pienamente le finalità e l’importanza della campagna, facendo indossare i lacci a tutte le relative formazioni titolari.
Per una volta il nostro calcio, perennemente devastato dalla violenza e da forme più o meno gravi
di discriminazione razziale, sessuale e territoriale (con sentenze su sentenze), sta scrivendo davvero una pagina importantissima della sua storia. Non si tratta affatto di un punto d’arrivo ma dell’inizio di un percorso al quale tutti dobbiamo contribuire. Dal calciatore di seconda categoria al finalista di Champions League. Invito sicuramente non accolto dal presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli. Egli infatti in questi giorni, riferendosi ai finanziamenti rivolti al calcio femminile, parrebbe aver dichiarato “Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche…”. Mi auguro solo che le “quattro lesbiche” in questione possano privarlo della sua virilità con una serie interminabile di pallonate indove il sol non batte.
Viva lo sport, Viva il calcio!
Alessandro, Gruppo Giovani Tralaltro Arcigay Padova

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